Primo incontro con Sveta
Era una fredda sera di novembre fuori dal palazzo congressi in attesa dell'inaugurazione della mostra, coi piedi gelati negli stivaletti rossi natalizi e il cappottino vermiglio indossati per l'occasione. Eh sì, di violenza sulle donne si sarebbe parlato, ascoltato, visto, letto e appreso. C'erano tante donne ma anche uomini: chi testimone, chi parte attiva di associazioni, chi come me già entusiasta di esserci e se possibile realizzare il sogno di poter dare un microscopico contributo alla visibilità di una causa così importante. Questo il motivo che mi aveva convinta ad iscrivere una lettera alla prima edizione di un concorso che ovviamente non vinsi, ma che prese sviluppi inaspettati e mi cambiò la vita, facendomi conoscere Sveta. La lungimiranza e creatività di un gruppo di donne organizzatrici e artiste le condusse a ideare un prosieguo per non spegnere una candela accesa ma renderla fiamma viva e duratura. Diedero le lettere "in pasto" agli allievi di una scuola d'arte, affinché a partire da un estratto scegliessero quale rappresentare. Quella sera noi "scrittori" alla mostra delle opere della scuola d'arte avremmo scoperto da chi fosse stata scelta la nostra lettera e come l'avesse illustrata.
Mi trovavo quindi intirizzita ad aspettare, come mio solito lontana dalla folla, sola nel mio angolino, quando notai, anch'essi isolati dal resto dei partecipanti, una mamma con un bambino. Ebbi l'impressione che fossero illuminati da una luce puntata su di loro, li isolai dimenticando il resto. La donna, una bella donna bionda dagli occhi chiari, affatto appariscente ma con una nitidezza, emozione e sincerità nello sguardo che mi pervase, teneva per mano certamente il figlio, un bel ragazzino dai colori tanto diversi dalla mamma, nettamente mediterranei. Ci scambiammo solo qualche sguardo ed entrando, ci avvicinammo essendo rimasti noi tre in fondo alla fila e ci scambiammo un saluto e qualche parola piena di emozione. Curiosa cercai subito il numero della mia lettera e la raggiunsi per ultima, dopo aver percorso tutta la galleria di quadri. La prima impressione fu che il MIO dipinto ovvero quello del pittore che aveva tratto ispirazione dal mio lavoro era il più bello di tutti: rimasi incantata guardandolo, affascinata, estasiata e chiesi alle organizzatrici di poter conoscerne l'autore. "E' alle sue spalle" mi risposero: era lei, la donna bionda. Dall'emozione ci abbracciammo come se ci conoscessimo da una vita, ci presentammo. Io Nina, il nome della sua cara nonna, una donna speciale per lei, altra coincidenza. Da allora cominciò il nostro connubio di anime e menti, che ci porta tuttora a leggerci dentro, connesse a distanza e a volerci bene.
Sveta è bella, sensibile, forte, intelligente e buona, mi incoraggia spesso, mi consola e mi ammira in modo disinteressato e sincero.
"...Sola a camminare in cerchio in modo ossessivo e continuo in una spirale soffocante."(cit.)
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