Il giardino delle creature imperfette

Anche in questo caso nacque spontanea la collaborazione: fu naturale associare al quadro che mi mostrò Sveta il racconto che avevo appena scritto.





(by Sveta Gorlova)

Il giardino delle creature imperfette

Gloria aveva trascorso i suoi primi trent'anni alla ricerca della realizzazione personale e professionale, i seguenti dieci a cercare di non soccombere e non farsi risucchiare o schiacciare da ciò che aveva ottenuto ed i primi anta con la consapevolezza di aver preso sbandate colossali. Fu così che sprofondò in un baratro oscuro, una crisi profonda, un pozzo nero senza fondo, con la convinzione di aver commesso parecchi errori, di aver visto cose, fatti e persone attraverso lenti sporche, appannate o con un filtro di quelli che sfocano l'immagine. Ma soprattutto perse lucidità, obiettività, ogni piccola prova sembrava insormontabile e lei rimaneva nascosta nelle sue insicurezze e fobie, rifuggendo da tutti e tutto.

Si ritrovò in condizioni di apatia completa, in cui non sentiva ciò che la gente le urlava o lo interpretava erroneamente, come un tentativo di annientarla.

Poi d’un tratto si riscosse, come se si stesse risvegliando da un sonno profondo in cui avesse fatto un lungo e terribile incubo. Finalmente riemergendo dalle sabbie mobili, ella vide chi aveva vissuto o stava vivendo storie, esperienze e sofferenze simili alle sue e anche peggiori. Dalla sconfinata distesa di sabbia del deserto che la circondava, riaffioravano o spuntavano fiori dalle forme più curiose, con petali spessi e carnosi dai colori accesi.

Tante donne, ma anche uomini, ognuno con le sue piccole grandi tragedie personali, il proprio carico di sofferenza da portare sulle spalle, inaspettatamente si confidavano e le raccontavano la loro storia, riversavano su di lei il proprio bagaglio emotivo come se ne sentissero il bisogno, addirittura la necessità e caricando un po' Gloria si liberavano di questo peso, che le dava paradossalmente sollievo e consolazione. 

Una volta stabilito un contatto, agganciata un'anima, tra queste creature imperfette si instauravano legami spontanei, scambi di sorrisi, frasi cordiali, piccoli semplici gesti che si traducevano in sostegno reciproco.

Ci si presentava senza timore o vergogna dei propri difetti, dei propri sbagli e il deserto divenne un rigoglioso giardino ricco di una flora variopinta, distribuita in armonioso disordine.

Nel giardino delle creature imperfette si entra solo se prima ci si spoglia dell'armatura dell'apparenza, di ogni velleità di perfezione, della vanità, dei fatui interessi, degli egoismi. Si accede vestiti di sorrisi, umiltà, voglia di dare e ricevere del bene. Si arriva per ricucire orli strappati, rimarginare cicatrici e incollare cerotti su cuori sanguinanti. 

Se hai qualcuno che è volato via ma ti è rimasto nel cuore, puoi portarlo: è il benvenuto qui, sai che sarà accolto amorevolmente. Nel giardino delle creature imperfette nessuno verrà giudicato per le proprie scelte o emarginato.

Certo che potrebbe entrare qualcuno in maniera falsa e subdola, facendo il doppio gioco, ma nella vita ci sta. È un rischio che vale la pena di correre: se non lo intercetti subito magari ti deluderà, ma non farà in tempo a ferirti. Sarà lui o lei ad uscire dal giardino. 

Da quando Gloria frequentava quel luogo magico o forse l'aveva riscoperto, diventava sempre più forte e più carica di affetto e di doni da offrire alle anime che includeva in questo puzzle policromo che andava componendosi ogni viaggio, ogni nuova conoscenza lei facesse.

Molti di quei fiori erano sempre stati lì, forse nascosti al suo sguardo. Il suo limite era stato di essersi chiusa nel proprio guscio, ma nel giardino non erano permessi rimpianti. Era finalmente uscita alla luce.

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